La Fondazione, fra la fine del 2017 e l’inizio del 2018, ha pubblicato quattro nuovi Cd:
1) Franco Piva, Los ninos miran un punto lejano per pianoforte Op. 120 (al pianoforte: Franco Piva);
L’autore scrive:
I brani musicali di questo lavoro risalgono alla mia giovinezza.
Sono stati utilizzati per la prima volta, come “Schede musicali”, per un’operazione didattica realizzata a Feltre, in collaborazione con il Comune, dal 4 al 12 maggio 1981.
Sono stati poi ripresi e parzialmente rielaborati nel 2000, per una rappresentazione dei bambini partecipanti al “Centro propedeutico per il teatro musicale” di S. Pietro in Cariano e di Garda (Verona).
Lo spettacolo, intitolato “L’altra luna” e realizzato da Livia Torboli e da Letizia E.M. Piva in collaborazione con il Liceo artistico di Verona, è stato successivamente ripreso a Rovigo, a Verona e a Bardolino.
Le originarie “Schede musicali” sono state concepite per il ‘teatro piccolo’ come immagini musicali da utilizzare liberamente in base alle necessità rappresentative di lavori progettati e realizzati da bambini.
Per questo Cd, che porta come titolo un verso di Federico Garcia Lorca, è stato fatto soltanto un lavoro di riorganizzazione dei diversi interventi in modo da suggerire, a livello rappresentativo, una vicenda organicamente articolata. Si parte, infatti, dalla presentazione di un gruppo di bambini in cerca di sogni, seguita dai loro dialoghi e da una danza; un grave incidente imprevisto provoca forti reazioni, la caduta dei sogni e un deluso ritorno alla cosiddetta normalità.
2) Franco Piva, Sonatine giocose concertanti per tre organi Op. 21 (all’organo: Franco Piva);
L’autore scrive:
Le Sonatine giocose concertanti per tre organi sono nate per puro caso fra il 1984 e il 1985.
Abitavo a Perugia. Un giorno mi viene voglia di ‘lavorare’ sull’organo. Prendo diversi appunti e la partitura delle Sonatine giocose per clavicembalo o fortepiano o pianoforte,e, senza sapere bene cosa volessi fare, vado sull’organo dell’Istituto musicale ‘Frescobaldi’.
Dopo diverse improvvisazioni, prendo le Sonatine giocose e provo a trasferire su alcuni registri dell’organo qualcuna delle formule presenti in quella partitura: la reazione immediata è stata di una entusiastica curiosità. Il trasferimento, allora, continua e si allarga e si estende: si consolida gradualmente la convinzione che possa nascere un lavoro singolarmente interessante e stimolante.
Chiamo il mio amico tecnico del suono Valter Neri, a Montevarchi, e gli propongo con entusiasmo di
venire a registrare; qualche giorno dopo si registrano uno per volta i frammenti delle Sonatine eseguiti a turno in molti registri diversi.
Dopo un attento ascolto (purtroppo rimane inevitabilmente il rumore di fondo del motore dell’organo) e dopo alcune prove fatte a domicilio, ritengo giusta e necessaria la creazione di tre fasce sonore sovrapposte in contrappunto libero. Vado quindi a Montevarchi e, dopo un lungo e intenso lavoro nella sua casa di campagna, realizziamo l’idea.
Il risultato, in parte programmato e in parte libero, può essere sostanzialmente definito come un esperimento di un minimalismo contrappuntistico poliritmico.
Dal momento che tutti i materiali nascono dalla elaborazione degli stilemi di alcuni drammi giocosi per musica di Baldassare Galuppi, si arriva in questo Cd alla intensa esaltazione dello stile giocoso veneziano del Settecento proiettato in una dimensione astratta e surreale.
Le Sonatine giocose concertanti per tre organi sono state utilizzate per un balletto rappresentato a Foligno per il Festival “Segni barocchi” il 5 settembre 1986, con le coreografie di Elsa Piperno e con la partecipazione di Katia Ricciarelli.
3) Franco Piva, Variazioni sul nome Gabbris Op. 111, per organo, quintetto d’archi e arpa (in collaborazione con la Fondazione ‘Masiero e Centanin’ di Padova e con il Conservatorio ‘Venezze’ di Rovigo;
L’autore scrive:
La cronologia non serve, perché i molti eventi, in circa quarant’anni di una speciale ‘convivenza artistica’ fra Gabbris e me, sono tutti presenti.
Dal balletto “Archè”, su musiche mie, rappresentato nel cortile del Palazzo Ducale di Urbino con Elsa Piperno, alla prima rappresentazione al Teatro ‘Caio Melisso’ di Spoleto dell’edizione integrale de “Il filosofo di campagna” di Galuppi-Goldoni, con la mia direzione; dai diversi allestimenti de “Il combattimento di Tancredi e Clorinda” di Claudio Monteverdi, alla realizzazione dell’Azione teatrale “Ion”, su musiche mie, ad Arezzo, nell’ambito della Rassegna del teatro musicale da camera organizzata in collaborazione con il Teatro Alla Scala di Milano e l’Accademia Nazionale di Danza di Roma; dal nostro debutto ne “Il mondo alla roversa” di Galuppi-Goldoni in una coproduzione del Teatro La Fenice di Venezia e del Teatro Sociale di Rovigo, al Balletto “Masques”, su musiche mie, a Gubbio e a Spoleto, alla rassegna ‘Teatri aperti’ organizzata dalla Provincia di Perugia con la presenza di Michele Placido; da “Eco e Narciso”, su musiche mie (Villa Fidelia, Spello), alle “marionette in Opera” con “Il ballo delle Ingrate” di C. Monteverdi; da “Il mondo della luna” di Galuppi-Goldoni, all’”Arianna”, alla rivisitazione de “Il teatro alla moda di Benedetto Marcello……Sono stati anni di grande intensità, di discussioni approfondite, di ricerche e di esperimenti, di incontri stimolanti, di proficui scambi di idee e di esperienze, di proposte, di progetti, di invenzioni.
Sono stati anni importanti, direi anzi fondamentali per Gabbris e per me perché le numerose operazioni fatte insieme hanno fatto crescere molto entrambi.
Sono stati anni importanti per quanti hanno potuto conoscere e assimilare proposte originali e innovative che hanno sensibilmente arricchito i repertori.
Raramente una convivenza artistica è stata così proficua: evidentemente ha funzionato la costante comunione fra due culture e due sensibilità ‘naturalmente’ complementari.
Subito dopo la sua partenza ho sentito il bisogno di riservargli un significativo intervento musicale: dalle
lettere del suo nome (Gabbris) e del suo cognome (Ferrari) sono usciti due frammenti tematici sui quali ho elaborato una serie di Variazioni.
La prima versione delle “Variazioni sul nome Gabbris” è per orchestra da camera; la seconda è per 13 solisti.
In questo CD è registrata la terza versione (le prime due sono state, almeno per ora, archiviate) per organo, quintetto d’archi e arpa.
La registrazione è stata effettuata a Rovigo, nella chiesa di Sant’Agostino, con la partecipazione della Fondazione musicale “Masiero e Centanin” di Padova (direttore artistico: Franco Angeleri) e con la collaborazione del Conservatorio “Francesco Venezze”.
Alcuni interventi in fase di editing hanno determinato il senso finale di questo lavoro: ricordi, citazioni (da Monteverdi e da Galuppi), suggestioni, immagini sparse suggerite dal suo atelier e dalla sua storia. Complessivamente: canti sospesi e situazioni sospese dentro i silenzi di uno spazio interiore intensamente partecipe.
4) Franco Piva, Le temps fleuri – VIDEOKAMMEROPER op. 45 per quattro corni di bassetto, clavicembalo e fortepiano, flauto e viola, archi, soprano e arpa.
L’autore scrive:
In questa ‘Videokammeroper’ convergono molti risultati delle lunghe e intense ricerche sui linguaggi e sui procedimenti musicali del Medioevo. Ci sono, infatti, forme sacre (Motetus e Conductus), forme profane (Organum, Madrigale e Springtanz), forme e procedimenti astratti (Hoquetus, isomelie, isoritmie), melodie originali, eseguite dal flauto e dalla viola, alcune monodie tratte da Li jeux de Robin et de Marion di Adam de la Halle; sono stati, inoltre, inseriti due Ricercari: uno, che incornicia i diversi episodi, per quattro corni di bassetto, l’altro per quartetto d’archi.
Quello inserito in questo lavoro è un particolarissimo tipo di Mottetto isomelico, generato dalla simbologia religiosa: le voci riportano tutte lo stesso modello melodico, ma sono organizzate verticalmente a triangolo a seguito della progressiva diminuzione dei valori dal grave all’acuto: risulta, quindi, un canone a tre voci all’ottava per diminuzione progressiva.
Il Conductus, in origine una forma processionale, viene qui costruito sull’alternanza fra un movimento maestoso e solenne e una specie di eco o risonanza interiore, ed è articolato sulla metrica greco-latina.
L’Organum, la prima forma polifonica a noi nota in Occidente, viene qui realizzato a quarte-quinte-ottave parallele, in forma rigorosamente canonica, sempre con l’articolazione metrica greco-latina, generando fra le parti inferiori e superiori un canone speculare rovesciato.
Il Madrigale (“Variazioni canoniche”) è costruito su una serie di dodici suoni organizzata sull’intervallo di sesta; è articolata in forma canonica, ma secondo un meccanismo medioevale utilizzato nelle prime applicazioni organiche della tecnica della variazione, e cioè secondo il procedimento ‘isomelico’: il modello melodico primario viene ripetuto rimanendo inalterato mentre varia continuamente, in coincidenza delle varie trasposizioni, l’organizzazione metrica delle note che lo compongono.
La Springtanz (“Danza di primavera”) è un’antica danza popolare qui costruita sullo stesso frammento da cui sono nate le Isomelie ed è essa stessa isomelica, con il gioco creato dalla ‘irregolarità’ delle pause.
L’Hoquetus, strutturato con la calcolata alternanza fra suoni e pause, assume il senso di un puntillismo astratto che comunque nasconde una tenue cantabilità.
Le Isoritmie e le Isomelie son nate come organica applicazione del principio della variazione: nelle prime il modello metrico rimane inalterato mentre variano i rapporti melodici, nelle seconde rimane inalterato il modello melodico e varia ad ogni ripresa l’articolazione metrica. Le une e le altre sono qui organizzate in forma canonica, ma in modo aleatorio e la aleatorietà diventa così una ulteriore forma di variazione.
Le monodie di Adam de La Halle vengono presentate, assieme a variazioni stilisticamente coerenti, con l’aggiunta di brevi ‘Cadenze’ nel registro acuto della voce, come richiami o commenti evocativi collocati in una zona timbrica diversa da quella in cui si muovono le melodie originali, e con il ‘supporto’ dell’arpa, supporto aleatorio e asincronistico costruito su una particolare scala di nove suoni e, rispetto alle monodie, armonicamente neutro ma sostanzialmente convergente.
La successione dei diversi episodi ha una sua logica interiore, che, essendo gli episodi stessi allegorici, può assumere significazioni differenti. Si potrebbe pensare, per esempio, a un viaggio dai giochi infantili alla conoscenza dell’amore, attraversando situazioni progressivamente sempre più impegnative; ma a ciascun episodio e alla loro successione possono essere attribuite anche altre dimensioni narrative e rappresentative. Un elemento costante e inalterabile rimane il Tempo, ‘impersonato’ dal Ricercare dei quattro corni di bassetto, che nel suo divenire accoglie o provoca le diverse fioriture.